domenica 27 dicembre 2009

mongolia, dove le colline si tingono di rosa ....

mongolia dove il vento sa di libertà .......

Ai confini della civiltà, dove il tempo non esiste Con la Transiberiana a Ulan Bator alla ricerca della vera Mongolia “La gente è cordiale, i sorrisi di benvenuto ti fanno capire che l'ambiente è tranquillo e sereno. E qui 'ospitalità è sacra…“Dopo anni e anni di viaggi dall'Africa nera al Medio Oriente, dall'Islanda al Kuwait, da Sumatra alla Cina, dall' Albania al Centro America, maturavo sempre un sogno: la famosa Transiberiana con arrivo in Mongolia. Finalmente, con l'aiuto tecnico del signor Andrej Chutnik (vedi prassi burocratiche) si parte. Dopo tre ore di aereo eccomi a Mosca dove, due giorni dopo - alle 20.00 in punto - salgo sul treno che in cinque notti, mi porterà nella lontana Mongolia. Il treno è tutto un “film”: non ci sono turisti ma solo mongoli che ritornano a casa, mercanteggiano sempre: vestiti, vivande. sigarette. arnesi da lavoro, ecc. Il treno è lento. Ogni tanto si ferma per 15-25 minuti, si può scendere per fare qualche foto, per sgranchirsi le gambe, per cercare qualcosa da mangiare che non siano sempre le solite scatolette… I mongoli sono sempre sorridenti e disponibili, si fa amicizia con estrema facilità. Il paesaggio toglie il respiro. Attraversiamo città storiche: Ekaterinburg ( dove furono uccisi lo Zar Nicola Il e la sua famiglia); gli Urali, che rappresentano la frontiera tra Europa ed Asia, al km 1777; Novosibirsk, capitale nuova della Siberia; la Taiga; il lago Bajkal, grande quanto il Belgio. In piena notte arrivo a Ulan-Udé, confine russo-mongolo. Sono le tre del mattino, in Italia sono le 20.00. Le prassi burocratiche sono lunghe e noiose: prima i russi, poi i mongoli. Fuori albeggia. Bambini abbandonati cercano del cibo - il primo impatto è duro, spigoloso, metallico. Finalmente dopo un paio d'ore si riparte e la panoramica cambia, la steppa, le tende (yurta - in russo, ger in mongolo), i cavalli, la luce e un sole che non scalda ancora. Il tempo - penso - si è fermato ai tempi di Gengis-Khan: le emozioni si moltiplicano, la stanchezza è svanita, l'occhio cerca di assorbire il più possibile tutto ciò che lo circonda. In questi posti si trova lo spazio che, forse, tutti noi cerchiamo. I mongoli hanno i movimenti calmi, il sorriso di benvenuto ti fa capire che l'ambiente è tranquillo e sereno, l'ospitalità è sacra. La vita del nomade è dura e difficile. i loro visi sono scolpiti dal sole e dal vento, vivono in tende circolari che riescono a montare anche in condizioni estreme e che permettono loro di spostarsi rapidamente con tutti gli animali che hanno al seguito. Si mangia montone e patate, si beve latte acido, c'è anche la vodka… I brindisi si sprecano la sera… intanto le donne preparano le stuoie dove dormiremo. In Mongolia non esiste il fattore tempo. Mi spiego meglio: un nomade mi raccontava che non devi dire “ci vediamo alle 15.00”, perché mi vincoli, ma devi dire “ci vediamo dopo le 15.00”, e anche se tu arrivi alle 22.00 non c'è nessun problema. Capito!! Ho assistito al Naadan, festa popolare tradizionale. Ci sono tre fasi: la lotta; il tiro con l'arco; la corsa dei cavalli, dove bambini dai 6 ai 12 anni percorrono 30 km nella steppa, senza l'aiuto di nessuno, dove l'importante è arrivare e dimostrare di essere diventati uomini coraggiosi. Quest'ultima fase è il clou della festa. Migliaia di persone sono assiepate all'arrivo e fanno un tifo da stadio. Bellissimi i vestiti locali usati per l'occasione. La capitale Ulan-Bator è composta da quattro vie, il grandissimo centro dove spicca la statua di Suhbaatar, eroe nazionale; poi è tutta una serie di blocchi ricordo del sistema sovietico. Mercati tradizionali e folcloristici (attenzione ai ladri) e qualche statua di Lenin abbandonata a se stessa. Abitanti 800.000 circa, la capitale è situata a 1350 metri di altitudine, sulle rive del fiume Tuul, in una zona collinare. Il mese di luglio è il più caldo, piove pochissimo. Spostarsi non è facile, viaggiare neanche. I mezzi sono scarsi, le corriere si sa quando partono ma non quando arrivano, i treni hanno percorsi brevi e non c'è mai un orario preciso: io sono stato fortunato perchè avevo un macchina giapponese, così potevo muovermi liberamente. Anche se fuori la capitale bisogna fare attenzione, molta attenzione, alle buche profonde, ai sorpassi, e quando ci si trova su una pista è come trovarsi nel Sahara, l'esperienza insegna. Posti visitati: Karakorum - la vecchia capitale, molto suggestiva; il monastero di Manzshir; Terelj, zona di cura. Ma quello che soddisfa il viaggiatore è la panoramica della Mongolia, dove sembra di essere capitati in un'altra epoca. Se si vuole respirare un po' di aria mongola, basta andare in uno Zah, grande mercato tradizionale, dove si trova e si vede di tutto: bello, interessante, vivace e pericoloso ma, soprattutto, vivo. Non c'è che dire, l'italiano non è molto conosciuto. Il nostro compatriota più noto è ancora Marco Polo. Il tempo vola, devo rientrare e prepararmi a ricordare. Mentre l'aereo mi riporta a Mosca ripenso al viaggio: la mitica transiberiana, con i suoi sapori di antichi splendori; la Siberia; una pista mongola dove maledicevi il caldo, la polvere, i sassi. Ma già adesso sto rimpiangendo i cavalli, i bambini sorridenti, le tende sparse qua e là e quel sogno che è diventato una raltà.A.B

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