domenica 27 dicembre 2009

rasputin ..... santo o demonio?

alla ricerca di rasputin, il monaco meledetto ............. siberia ..............

entusiasti partiamo alla volta della Russia…….Le piccole vetture mangiano la strada……Il tempo è bello, sa di viaggio, di avventura, di scoperta.Al confine tra Polonia e Bielorussia perdiamo più di 5 ore per sbrigare le consuete prassi burocratiche….Così quando arriviamo a Minsk, a casa di Andrei, la nostra guida ed interprete, sono le 5 del mattino.Il tempo di riposarci un attimo ed eccoci a Mosca.Sfiliamo in grande stile sulla Piazza Rossa ma dopo un po’ siamo costretti a sgomberare il campo: un gruppo di Ceceni ha occupato il teatro “….” ci dicono; solo al nostro ritorno in Italia sapremo come è andata a finire.Ci godiamo la capitale in tutto il suo antico splendore, anche se oramai il fascino è circoscritto alla sola Piazza Rossa. E’ una città che si sta trasformando velocemente cercando di avvicinarsi ai canoni occidentali.Le nostre menti tuttavia sono già in Siberia, ma prima dobbiamo arrivare sugli Urali che da Mosca distano ben 1777 km.Lasciata la capitale ci aspetta un altro mondo, fatto di cose povere ma di sentimenti genuini.Lungo la strada la gente vende di tutto: caffè, the, patate, olio per motori, gomme ricoperte, formaggio e funghi.scoltiamo i loro discorsi e tocchiamo con mano la dura realtà di questa gente: le paghe sono irrisorie e così devono lavorare sulla strada, vendendo quel poco che hanno per arrivare a fine mese….Nonostante la crisi economica, la fine del comunismo, il divario tra ricchi e poveri, nelle persone che incontriamo ci colpisce il sorriso, il tipico fatalismo russo, il sensodell’ospitalità e la gentilezza.Nel paese di NYZYGOROD abbiamo appuntamento con padre (o pope)Da lui vogliamo sapere cosa ne pensa di Rasputin; il perché delle numerose leggende legate al suo nome; se, come dicono, era un donnaiolo; e se è vero che la sua dottrina, “clisty” diceva “bisogna prima peccare per poi pregare”?INTERVISTA….“Tutte invenzioni – ci dice. Rasputin era un santo, ha fatto tanto per i poveri, lo hanno dipinto come un maniaco depravato ma non è la verità. Il fatto è che pregava molto e frequentava molte chiese, e si sa, nelle chiese ci sono sempre tante donne, mentre gli uomini sono al lavoro, e lui veniva fotografato in compagnia delle sue fedeli, tutto qui.Inoltre – continua davanti ai nostri volti non troppo convinti - si dice che ci fosse anche un suo sosia che partecipava alle feste, ai festini e alle orge, ma costui era un intrigo di palazzo, ordito da quelli che gli volevano male, che remavano contro per screditare il santo, l’uomo che aveva salvato la zarevic a dispetto di tanti dottori e luminari.Anche la storia, che si legge sui libri, per cui Rasputin si dice portasse con sé dalla Siberia un’erba officinale, utilizzata da tutti i contadini di quella regione per rimarginare le ferite, ed in grado pertanto di bloccare diversi tipi di emorragie, non corrisponde al vero.Non date retta ai libri – ci ammonisce il Pope - sono fatti per essere venduti Il suo unico segreto – ci assicura era la preghiera.Rasputin pregava tantissimo: solo con la fede e la concentrazione infatti si possono ottenere certi risultati….. “Anche ai fedeli che prima erano in chiesa e nel frattempo si erano avvicinati a noi incuriositi da telecamere e taccuini, chiediamo cosa ne pensano di Rasputin, ma appena sentono il nome si fanno il segno della croce e fuggono via…..La stessa reazione la registriamo a Vladimir, una delle città più antiche di tutta la Russia, dove andiamo alla ricerca di un altro Pope che ci racconti il suo punto di vista. Non vogliono telecamere, non vogliono curiosi, sembrano indispettiti. Non ci resta che riprendere le auto e proseguire il nostro viaggio sulle tracce di Rasputin.In una bella giornata di sole raggiungiamo il cippo che, posto a 1777 km da Mosca, segna il confine non soltanto ideale tra due continenti: stiamo per lasciare l’Europa per entrare in Asia….Il bandito sugli Urali Anche questo, come ogni confine che si rispetti, è al centro di traffici loschi ed affari sporchi.Ce lo conferma SASCIA un ragazzo robusto e nervoso che ci ha avvicinato con la scusa di chiederci una sigaretta.“Ero un pugile – ci racconta – Poi la mia carriera è finita, il lavoro nella città di Ufa non mi piaceva e così mi sono messo a fare il trafficante. Qui la polizia è corrotta e pericolosa – ci confida – ma io vivo di piccoli traffici, di contrabbando, di piccoli aiuti, non faccio male a nessuno. Una volta questa zona era presidiata da bande di teppisti che si spartivano il traffico di droga. Molti di loro erano anche miei amici ma adesso si sono trasferiti tutti in città dove si lavora meglio e con meno rischi. Io comunque non ho paura – ci assicura facendo intravedere la pistola che porta sotto la giacca. E se voi avete qualche problema dite che siete amici di Sascia….”Con questa assicurazione sulla vita costataci un paio di sigarette, ci dirigiamo verso gli Urali.Il paesaggio che attraversiamo è dolce, le curve ci fanno compagnia per tutto il viaggio per poi trasformarsi in un lungo rettilineo che arriva fin quasi a Vladivostok.Ci fermiamo più volte per fare riposare le vetture e ad ogni sosta assistiamo alle solite scene: bancarelle improvvisate, mercatini ambulanti, traffici e affari di povera gente.TYUMEN nel passato fu un’importante crocevia di trafficicommercio.Adesso l’aspetto è quello tipico delle città dell’ex unione sovietica: grandi palazzoni grigi, tristi e malinconici.All’inizio della città la solita polizia ci richiede i documenti e ci guarda stupiti. Intuiamo i loro pensieri e sorridiamo per farceli amici: abbiamo oramai imparato che è meglio se non vogliamo perdere delle ore preziose è meglio instaurare subito un buon feeling: per cui fuori i regali e poi via…. Cerchiamo un hotel ma in queste città non è facile: tutto è scritto in cirillico e poi l’hotel si trova nascosto in un condominio anonimo. D’altra parte è normale: qui non c’è turismo e non passa nessuno, tranne forse qualche rappresentanza politica una o due volte all’anno. Nonostante la desolazione che ci circonda noi siamo felici, perché domani arriveremo a POROVOSKOE, il paese o meglio il villaggio di (dove nel 18…. Nacque Grigori Efimovic, ovvero Rasputin. POROVOSKOE.Sono le 10 del mattino, quando con le nostre auto passiamo davanti al segnale posto all’entrata del villaggio di POROVOSKOE.Poche case scolorite, un supermercato che fa da bar e ristorante, una scuola, un museo chiuso, un vento che sa di neve e di antichi sapori, tutto è tale e quale a come lo abbiamo letto descritto sui tanti libri letti prima di partire, solo con più fango.La nostra meta è la casa di Victor, un parente lontano di Grigori Efimovic detto Rasputin.Con le nostre auto ci fermiamo davanti ad una piccola casa in legno dai colori sbiaditi.Neanche il tempo per scattare una foto, che Victor si materializza davanti a noi, ci allunga la mano in segno di benvenuti e ci invita ad entrare.Il viso del nostro ospite è in parte deformato dalla troppa vodka ma la somiglianza è forte e lo sguardo penetrante. “La mia bis nonna era una semplice donna delle pulizie - ci dice. Una volta però fece peccato con Rasputin e nacque mio nonno. Ecco perchè nelle mie vene scorre anche il suo sangue.Rasputin era un uomo onesto, quando tornava da San Pietroburgo portava regali per tutti, organizzava feste e banchetti, aiutava i bisognosi. Quelle che raccontano sul suo conto sono tutte fandonie.Era stimato, ammirato e invidiato.Quanto alle donne, scagli la prima pietra chi non ha peccato o chi non è uscito dalle righe – aggiunge con fare filosofico - . Nessuna donna parlava male di lui, anzi….Lo accusarono di essere un libertino, un ubriacone ma sono tutte bugie. Lo avevano dipinto così i suoi nemici; lui possedeva un grande ascendente alla corte degli zar e molto potere, naturale quindi che avesse molti nemici, ma con la fede egli riusciva a superare tutto. Fu la Viburova, la dama di compagnia della zarina – ci racconta - ad introdurlo a corte, raccontando le sue gesta, i suoi miracoli. Si dice che fosse in grado di fermare i cavalli in corsa con uno sguardo.Quel che è certo è che riuscì a bloccare la grave emorragia dello zarevic, salvandogli la vita… Una guarigione che gli stessi medici hanno dovuto constatare senza darsi una spiegazione”.Victor si interrompe un attimo per mostrarci la sua povera casa che vorrebbe aggiustare ma non ha i soldi per farlo. Vive con una zia 93enne, cieca, distesa su di un letto sudicio.La stanza sa di fumo, di cose vecchie oramai dimenticate.Un piccolo tavolo fa da cornice alla finestra rotta, due sedie sono abbandonate in un angolo.Sulla stufa bolle una pentola di patate. Tutto semplice, tutto così lontano da noi, ma tutto vero, genuino, spontaneo come i suoi movimenti, i suoi sguardi le sue continue sigarette.“Quando mia nonna si sposò – prosegue il suo racconto - Rasputin le regalò una sedia ed un tavolo; un regalo molto costoso in quei tempi, e poi disse allo sposo: quando con il passare degli anni le forze ti abbandoneranno, siediti su questa sedia e ti sentirai nuovamente forte e giovane come un tempo.Ebbene, non c’è uomo giovane o vecchio qui in paese, che non si sia seduto su questa sedia per attingere un po’ della sua diabolica energia…”Anche dei giornalisti che erano venuti a visitare il museo si sono seduti, quindi il suo magnetismo e la sua forza continuano.Lasciamo Victor, il pronipote di Rasputin, forti delle emozioni che ci ha regalato il suo racconto e ci dirigiamo verso la vicina scuola elementare dove abbiamo alcuni regali da consegnare.Le maestre sono contente e stupite della nostra presenza, mentre i bambini ci salutano dalle finestre correndoci incontro per dedicarci una canzone, mentre noi, emozionati e toccati nel profondo, restiamo immobili ad osservare i loro grati sorrisi. PADRE SERAFINO……….. Lungo la strada verso gli Urali, un altro incontro con un personaggio particolare ci spinge a fermarci. Padre Serafino è un ragazzo alto un metro e novanta, portamento fiero, lo sguardo sicuro, i gesti di chi sa vivere.Assieme al suo fido aiutante, è partito a piedi dal Caucaso per raggiungere Mosca per visitare i luoghi santi e fare penitenza. Peccato che Mosca disti ancora 2000 km. “Questo nome – ci racconta – mi è stato dato quando sono diventato monaco. Sono nato in una famiglia disagiata e ad un certo punto ho trovato la strada di Dio. Adesso sto andando a Mosca a pregare sulla tomba di Serghey Radunisky (chi è?), nel monastero dove ho preso i voti.Questo mio pellegrinaggio rafforza lo spirito.Non sono un avventuriero, chiedo la carità lungo la strada per poter mangiare, passo la notte nei vari conventi, e quando non li trovo mi affido alla grande ospitalità del popolo russo.Mio papà – aggiunge - non l’ho mai conosciuto; mia mamma vive in un villaggio sperduto della Siberia, mia sorella è monaca, ed io mi avvicino a Dio camminando. Una volta giunto a Mosca non so cosa farò. Solo Dio è padrone della nostra povera vita, io faccio il mio dovere,ascolto e prego”.Affascinati da questo personaggio gli chiediamo se ha mai sentito parlare di Rasputin “Certo – ci risponde - era un pellegrino come me, ha fatto del bene e aiutato le persone povere tutto il resto sono falsità….”I DUE CONTADINI…. Ha ripreso a nevicare…….Ci fermiamo in un villaggio che sembra uscito da una favola di Natale.Davanti ad una casetta siberiana più curata delle altre una donna ci osserva con un sorriso…… e ci invita a entrare per bere un tè.L’interno è dignitosamente povero, un gatto sonnecchia sulla peka, stufa, mentre l’acqua nel samovar bolle sbuffando.Lei è molto decisa, sicura di sé, come tutte le donne russe, mentre il marito ha un bel faccione simpatico.“Mi chiamo Resov Alerei Vassilevic – ci dice – e mia moglie si chiama Nina.Siamo due poveri contadini, viviamo con la nostra misera pensione equivalente a circa 10 $ al mese. I giovani sono andati via e noi siamo rimasti soli. Nessuno oramai vuole più fare il musik, il contadino, i tempi sono cambiati.Una volta si stava meglio: al tempo di Stalin, c’era lavoro e pane per tutti, ci si divertiva, eravamo allegri.Adesso – interviene la moglie - mi viene rabbia quando vedo la TV, ci sono tante belle cose ma chi può permettersi di comprarle? Possiamo solo vederle in TV. E’ peggio che ai tempi di Eltsin, d’altra parte quello pensava a bere e basta. Io spero in Putin – ci dice - e prego che mi dia la forza di voler vivere”.Spieghiamo anche a loro il motivo del nostro viaggio e, appena sentono il nome di Rasputin si mettono a ridere.“Quello era l’anti Cristo – ci assicurano – Era una persona furba, mica come noi che non dormiamo la notte al pensiero che dobbiamo ritornare 500 rubli al negozio di alimentari…”Ascoltiamo con attenzione, la loro voglia di parlare ed i loro silenzi.Li osserviamo mentre nella stalla preparano il cibo per l’unica e preziosissima vacca e per il cane che li protegge.Ci congedano invitandoci a ritornare: saremo sempre qui e non cambierà niente.Nevica, tutto è più bello ma più difficile, mentre attraversiamo paesi dai nomi impronunciabili. Le solite babuske sfidano il gelo siberiano sperando di arrotondare il bilancio in maniera onesta.Più di una volta ci fermiamo ad aiutare diverse automobili uscitedi strada causa il ghiaccio;la neve copre tutto anche iostri pensieri.San Pietroburgo……quest’anno compie 300 anni, e la città ci accoglie in tutto il suo splendore.La chiamavano la Venezia del Baltico: palazzi, musei, vie famose ci fanno compagnia…..In questa città nei primi ‘900 Rasputin il musik, lo starec, l’avventuriero, il consulente della zarina dominava i pensieri della corte.Sostituiva ministri, curava lo zarevic affetto da una grave forma di emofilia, organizzava feste che si tramutavano in orge, frequentava gli zingari, forse per carpirne segreti e magnetismi.Era diventato potente, temuto, invidiato a tal punto che un giorno, una cricca di nobili, tra cui ……. Jupov, suo grande amico, gli organizzarono quella che per lui sarebbe stata l’ultima cena, l’ultima sfida al santone nero: la scusa, l’incontro con una bellissima donna.Il teatro di questo ultimo atto la splendida casa Jupov.Rasputin mangiò dei i biscotti avvelenati, quindi i suoi assassini gli spararono e lo gettano, ancora vivo nella Neva.Lo trovarono il giorno dopo; il cadavere venne subito fatto sparire mentre la gente del posto continuò per giorni ad andare in processione a raccogliere l’acqua dove lo avevano trovato. a zarina distrutta dal dolore lo fece seppellire nel parco della residenza ma ben presto la profezia di Rasputin che aveva detto “alla mia morte scorrerà molto sangue” si avverò lo stesso.Da lì a poco scoppia la rivoluzione, la famiglia Romanov è annientata, la tomba di Rasputin distrutta su ordine di Lenin, il bolscevismo diventa padrone di tutta la Russia dopo una guerra civile rossi contro bianchi, cambia tutto, la Russia diventa segreta, e POROVOSKOE si trova isolata più che mai.Quando cadono i muri, la Russia apre le sue porte e noi andiamo incontro alla storia, cercando sulla cartina il minuscolo villaggio di POROVOSKOE da dove molti anni prima era partito con il suo fardello di povertà un contadino alla conquista di San Pietroburgo.Abbiamo vissuto un viaggio fantastico, visitato il suo villaggio, visto le chiese dove ha pregato e peccato, incontrato persone che ci hanno regalato amicizia e ospitalità… E sfogliando l’ultima pagina del libro sulla vita di Rasputin, alla domanda se sia stato un avventuriero o un santo? Ladro o onesto? Buono o cattivo? Non sappiamo dare una risposta certa………..Ma quel che è certo e che a noi pellegrini del 2000, questo viaggio ha lasciato un segno che difficilmente dimenticheremo, e i 6500 km che ci separano da POROVOSKOE, adesso che siamo tornati, ci sembrano molto più vicini……..

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